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I TRE DELL’OPERAZIONE DRAGO (1973), di Robert Clouse, sceneggiatura di Bruce Lee



E' come un dito puntato verso il cielo...e non guardare il dito o perderai tutta la celestialità della scena!”
(recensione di Giuseppe Fasano)

Bruce Lee, americano di nascita ma cinese di origine, considerato il padre del Jeet Kun Do e, in un certo senso anche delle odierne MMA (ma qui apriremmo un altro dibattito che esula dal tema principale di questo blog) fu anche attore eccellente e regista talentuoso.
Dopo aver chiuso volontariamente le sue tre scuole di Kung Fu in America (dove si faceva pagare a “peso d’oro” per le sue preziose lezioni, annoverando tra i suoi allievi attori del calibro di Steve Mc Queen e James Coburn – con quest’ultimo avrebbe dovuto girare un film, visitando persino insieme la Thailandia per individuare la giusta location – ma non se ne fece nulla), decise di dedicarsi completamente al cinema dopo il successo de “l’Urlo di Chen terrorizza l’occidente” (1972), in parte girato a Roma (sapete, quel film con il combattimento finale con Chuck Norris, all’epoca campione mondiale di Karate e per niente famoso come attore).
In quel periodo Lee era decisamente demoralizzato. 
Gli studios americani gli avevano concesso qualche ruolo di comprimario in qualche serie televisiva (la parte di “Kato” nel film “The Green Hornet”, poi ancora in “Longstreet”). 
Lee persino lanciò l’idea di un serial televisivo intitolato “Kung Fu”, ma i produttori americani preferirono dare la parte a un ben più conosciuto “David Carradine”, deludendo profondamente il piccolo drago sino al punto di indurlo a trasferirsi ad Hong Kong per tentare la fortuna cinematografica nella sua terra di origine.
Qui , dopo aver prodotto alcuni film che ottennero un successo incredibile (da noi tradotti in “L’urlo di Chen terrorizza l’Occidente” e “Il furore della Cina colpisce ancora e in “Dalla Cina con furore”) insieme al produttore e impresario Raimond Chow (peraltro socio nella nuova casa di produzione “Golden Harvest”), scrisse la sceneggiatura di “Enter The Dragon”, in Italia tradotto in “I tre dell’operazione drago”. 
 L’idea fu proposta anche ad Hollywood che finalmente accettò di produrlo, e si decise per una co-produzione in comune.
Da questo momento Lee, ottiene il successo anche in America, il paese dov’era nato e vissuto, infatti, l'incasso in prima uscita fu di oltre 8 milioni di dollari in America, saliti a 91 con le riedizioni e gli incassi sommati negli altri paesi. 
Come regista, gli studios gli imposero però un certo Robert Clouse.
Questo film, consacrandolo a star cinematografica mondiale, fu per Lee l'ultimo che riuscì a completare, non riuscendo mai a vederlo; l'attore morì in circostanze misteriose il 20 luglio 1973, un mese prima dell'uscita americana della pellicola; è un film che oggi è considerato la pietra miliare degli action movies sulle arti marziali, per la bravura di Lee non solo nelle sue scene di lotta, ma anche per la narrazione, niente affatto banale, che egli curò di persona scrivendo la sceneggiatura.
I 3 dell'Operazione Drago uscì in Italia nel dicembre 1973 con un incasso di prima-visione di 334 milioni di lire. È stato riedito nelle sale italiane per l'ultima volta nel 1981 ed è considerato dal Los Angeles Times "Il Via col Vento del genere Kung-Fu". Nel 2004 il film è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.
 Insomma: un capolavoro.


La storia vede ovviamente Lee come protagonista, membro del Tempio Shaolin e maestro nelle arti marziali, che viene reclutato da un agente del servizio segreto inglese per indagare sui presunti traffici illeciti (di uomini e droga) di un certo Mr. Han. Mr. Han è un uomo molto ricco, ex membro del Tempio Shaolin, ora corrotto e reietto; questi, ogni tre anni, organizza sulla propria isola un torneo di arti marziali, cui Lee parteciperà sotto copertura per indagare sui traffici dell'uomo, e per vendicare la morte della sorella, suicidatasi tempo addietro per sfuggire allo stupro del bodyguard dello stesso Han, O'Harra. 
Partecipano al torneo altri due contendenti americani, John Roper e Kelly Williams, due ex commilitoni che hanno combattuto assieme in Vietnam.
 Il primo è in fuga per aver contratto debiti di gioco con la mafia; il secondo è fuggito dagli States dopo aver aggredito due poliziotti razzisti. 
Nel corso degli eventi che si verificano sull'isola del torneo, Kelly morrà mentre Lee e Roper si uniranno per sgominare Mr. Han.
Come già detto, Lee non farà in tempo a godersi il successo hollywoodiano di “Enter the dragon”. Morirà in circostanze del tutto misteriose (probabile intolleranza ad un farmaco per curare il mal di testa) alla giovane età di 32 anni: una sorta di “morte del cigno” con cui Bruce Lee conquista l'immortalità davanti allo spettatore ipnotizzato (ci piace usare questa metafora per ricordare un grande artista che, se fosse vissuto a lungo, probabilmente sarebbe diventato un grande regista come lo è adesso Clint Eastwood, nato come attore di action movies e “rinato” come regista geniale).
Il film è considerato il capostipite delle pellicole dedicate alle arti marziali, ma va oltre: la classica lotta tra il bene e il male non tradisce affatto una filosofia del combattimento agonista inteso più come lotta ai propri limiti che non nei confronti di un avversario. Insomma: tutta la teoria esistenziale del piccolo grande drago di Hong Kong.


CURIOSITA’:
Nella parte di John Roper (uno dei “buoni”, amico del protagonista con il quale riuscirà a sgominare la banda di Mr. Han) si vede il mitico attore caratterista John Saxon, famoso per aver girato in Italia numerosi film “poliziotteschi” (adesso tanto rivalutati dalla critica e divenuti veri e propri “cult”), tra cui si ricorda “La legge violenta della squadra anticrimine” (1976) con la regia di Stelvio Massi, film  ambientato e girato in gran parte a Bari: gli "esterni" riprendono gli scorci della città: per gli interni (oltre ai teatri De Paolis Incir) venne utilizzata la redazione del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno.

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