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Taxi driver



Travis Bickle (Rober DeNiro) non riesce a dormire:lavora tutta la notte e durante il giorno non chiude occhio. 
Il taxi di Travis viene dalla nebbia dei tombini, emerge da un altro mondo, portandosi dietro il fumo che viene dal sottosuolo anche quando si ferma al bar con i colleghi: appare estraniato ed ambiguo agli occhi degli altri.
Cosa riesce a vedere il taxi driver del mondo, offuscato dal peso di quell'insonnia perenne? 
Nulla e frazioni di tutto: Travis non vede lucidamente, si abbandona su frazioni di spazio e tempo, su momenti dilatati, assorbe le bollicine d'aria di un'aspirina dilaniata dall'acqua, fa prove da giustiziere con la sua nuova 44 magnum.
Lui è solo, la città gli si impone, lo accerchia, lo mastica e lo risputa, gli entra nel taxi nelle vesti della clientela più disparata, mentre le luci di uno, due o più semafori  gli rimbalzano sulla faccia e gliela colorano.
 Tutti salgono nel suo taxi, quasi nessuno lo vediamo fisicamente uscire; perché la vita degli altri rimane addosso a Travis, indesiderata ed impregnata, si aggira sulla sua giacca militare e sulla sua cresta da moicano.

Travis è al telefono, ma la voce lo abbandona fuori campo per mostrarci un corridoio vuoto, al termine una porta che mostra il traffico della città.
Perché fuori, intorno, c'è la città che scorre, caotica, tra candidati alle elezioni senza testa, donne vuote e smaliziate prostitute.
Dopo che tutto il marcio ed il puzzo sono esplosi fuori, verranno depurati  dal sangue mischiato del vendicatore e dei suoi carnefici, che conferiranno a Travis un briciolo di effimeria gloria in qualche quotidiano.
 Betsy è salita sul taxi dell'eroe Bickle che non le fa pagare la corsa, dallo specchietto retrovisore il taxi driver sembra vedere qualcosa che lo fa sussultare.
Ma non è che un riflesso nel frame del vetro, che si confonde con tutti gli altri riflessi di una città sfocata.
Luci offuscate tra strade sporche, indistinte ma dolorosamente precise, da cui la realtà salta fuori in maniera vivissima, scatenata dalla precisione con cui la macchina da presa si concede di riprendere queste immagini indefinite, sgranate come la pellicola che racconta l'abbraccio affettuoso ed osceno di un pappone e della sua piccola puttana.
Non proprio una recensione, ma, frammenti sparsi della parabola di uno dei più grandi eroi/antieroi (vedete voi) apparsi sul grande schermo.
Capolavoro indiscusso.


Trailer:



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